Se fosse vivo chiederei scusa a Fabrizio De André per avergli rubato questo titolo (purtroppo non posso), ma comunque, con il rispetto per il diritto d’autore che mi contraddistingue, me ne approprio.

Finalmente è finita la conta dei punti dell’ultimo scopone scientifico messo in piedi con la sostituzione di Napolitano. urnaGli assi e il buon gioco li aveva in mano tutti Renzi e li ha giocati fino in fondo, senza lasciare un solo punto d’onore agli avversari e, soprattutto, a quelli che si credevano compagni di gioco. Spero che qualcuno la lezione l’abbia imparata, anche se so che la storia non ha mai insegnato niente a nessuno, tantomeno a questi “democratici”.
Ma come? Abbiamo lavorato sodo per creare un partito che potesse sostituirsi al governo Berlusconi e adesso questo partito non è più il nostro? Ma come è potuto succedere?

Perfino il nome del partito è stupidamente mutuato da un’altra cultura: “Democratico”. Come se copiare un nome che in altri contesti era appropriato, potesse trasferire automaticamente opportunità e capacità. Qui siamo in Italia, la terra in cui domina il pensiero di Macchiavelli.
Macchiavelli parlava al principe. Solo al principe. Si mettano l’animo in pace quelli che credono che il suo pensiero fosse universale e pensano di seguirlo per arrivare a scopi diversi da quelli del principe, cioè governare. Il fine che giustifica ogni mezzo è “quel” fine e non un fine qualsiasi.

Chi ha sempre creduto nell’idea che per cambiare qualcosa in questo mondo devi andare al potere, dovrebbe fare una mappa delle macerie che gli stanno intorno. “Quando saremo al governo noi, faremo questo e quell’altro. Quindi, per mettere in pratica le nostre idee, dobbiamo andare al governo. A questo serve un partito, ad andare al governo e quando al governo ci saremo noi, cambieremo l’Italia.“.
Sono cent’anni che sentiamo questa idiozia e i fatti hanno sempre dimostrato il contrario. Anche se tentiamo di dimenticare che la presa del potere leninista ha poi portato al governo Stalin (non dimentichiamoci di dieci milioni di morti, però), nel più piccolo possiamo vedere come la presa del governo dei democratici Bersani, Civati, Letta & c. abbia consegnato tutto il potere a Matteo Renzi, che non è interessato a diritti e democrazia, ma solo al governare (e dieci milioni di disoccupati non lo preoccupano).

Io continuo a credere che stare al governo serva solo a stare al governo. Se si vuole cambiare la testa delle persone e tutti diciamo sempre che è quella che dobbiamo cambiare, allora non ci dobbiamo preoccupare di governare, ma di coltivare l’orto del pensiero.
Poi può anche succedere che, per qualche particolare combinazione di eventi, chi lavora per cambiare la cultura della vita si trovi (brevemente) a governare, ma non è quello l’obiettivo. L’obiettivo è una cultura dei diritti e (perché no?) dei doveri, della solidarietà, della libertà e della felicità. Governare non è il mezzo adatto ad educare.

Per educare alla solidarietà, come alle scienze, alle lingue, ecc., bisogna esporre tesi e conoscenze, bisogna condividere,  discutere e confutare, bisogna far assaporare, inghiottire e assimilare concetti.
Questo prima, durante, e dopo qualsiasi possibilità di capacità impositiva (ovvero governo). Sì, anche dopo.
Perché una società “giusta” può esistere solo se è in movimento e cerca in ogni istante di migliorare. Non possiamo neanche lontanamente pensare di fermare la nostra ricerca di un’idea migliore, solo perché quella che stiamo realizzando oggi è migliore di quella che c’era prima. Il governo, ogni forma di potere, è staticità.

Assolutamente idiota è il discorso “Non potete contestarci, perché quelli che c’erano prima di noi erano peggio.”. Appena accetti questa logica ti trovi sostituito dal Berlusconi o dal Renzi di turno.

Per questo io cercherò di coltivare la mia già naturale inclinazione ad andare costantemente in direzione ostinata e contraria. Una ricerca ostinata di qualcosa di meglio di quanto ho e mi hanno proposto fino ad oggi e contraria al sentire comune e alle proposte di chi governa.
Questo con buona pace di chi in questi trent’anni ha lavorato per costruire un qualcosa che sostituisse la Democrazia Cristiana, convinto che il superamento della DC fosse l’obiettivo, mentre l’unico vero obiettivo è il superamento di se stessi.
Comunque non sarò io ad impedirvi di prepararvi per una qualche nuova prossima elezione.

 

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