Salve,
mi chiamo Valerio Minnella (probabilmente questo lo avevate intuito) e ho il priviegio di parlarvi da queste pagine.

Qualcuno di voi già mi conosce, altri probabilmente no. Forse a qualcuno di questi ultimi interessa anche sapere che cosa ho fatto nella vita, così da potermi collocare nella cartellina giusta del suo schedario mentale. Bene, qui c’è un breve riepilogo, che, forse, qualcosa di me lo dice.

Ma la funzione di questa pagina dovrebbe essere il chiarire di che cosa voglio chiacchierare/discutere con voi su questo blog, come e perché:

Ebbene, l’argomento principale è la nostra vita, la nostra società, il posto in cui viviamo e, naturalmente, del come ci viviamo. Insomma, in effetti, voglio parlare di Politica.
Sì, proprio di quella roba lì, come si usava fare una volta, ricordando anche uno slogan, una parola d’ordine, che una volta ci ripetevamo: “il personale è politico“.

Non so cosa ne pensate voi, ma io sono stanco, molto stanco, di questo nostro modo di vivere, di questa società. Penso, però, che se siamo insoddisfatti probabilmente la “colpa” è, soprattutto, nostra. Io ricordo un tempo in cui non mi sentivo così impotente come mi sento oggi, anzi mi sentivo “vivo”, in grado di cambiare il mondo e adessso, invece, mi rendo conto che probabilmente è il mondo che ha cambiato me.

Ma non voglio più sentirmi/sentirvi dire che la colpa è della televisione, della vita moderna, di Berlusconi. No, per quel che mi riguarda, la colpa è mia. Per quel che vi riguarda, è vostra.
Siamo noi che abbiamo permesso di farci cambiare. Il nostro cervello ha “messo su pancetta”, ha accettato il rilassamento muscolare, ha appoggiato mollemente le sue chiappe sul divano e preso in mano il telecomando.

Ultimamente, ho frequentato molto il liceo di mio figlio e chiacchierato parecchio con tanti suoi coetanei. Non è vero che ai giovani di oggi manchino volontà e spinte ideali, come tanti dicono, ma certamente mancano di conoscenze, di Storia, di luoghi di dibattito e confronto “liberati”.
In teoria, oggi con la Rete, tutti hanno accesso a tutte le informazioni del mondo e tutti possono dialogare con tutti; nella pratica, la quantità di informazioni che abbiamo ci sommerge (almeno quelli di noi che le informazioni le cercano, non quelli quelli che si bevono la stupidità televisiva) e questo ci impedisce di elaborarle come si deve.
Mancano le “piazze” in cui discuterle e assimilarle. In molti casi le piazze virtuali e i “social network” sono diventati ghetti di periferia, che isolano, più che permettere un flusso in entrata/uscita di nuove idee e conoscenze.
Questo mi pare particolarmente vero per i giovani, che non hanno avuto l’esperienza delle piazze di pietra dei nostri tempi.

Questi ragazzi hanno solo bisogno di informazioni, discorsi, analisi ed esempi diversi da quelli che ricevono quotidianamente.
Non dico neanche parole “migliori”, dico, soprattutto, “diverse”. Parole nuove e frasi significanti, non scontate, non omologate.
Quando gli fai balenare l’idea che esistano ragionamenti che non hanno mai sentito, vedi la loro testa trasformarsi in una telecamera, accendersi nei loro occhi la spia della registrazione e noti la pupilla che ti mette a fuoco.
E’ soprattutto pensando a loro che ho deciso di aprire questa nuova piazza virtuale di discussione, sperando che abbiano voglia di venire a discutere di argomenti un po’ differenti da quelli che li raggiungono oggi sul main stream.

Mi piacerebbe che questo blog diventasse un posto dove ricominciare a far lievitare l’intelligenza, dove far rifiorire il dibattito, in cui far crescere proposte, critiche e nuove prospettive.
Non importa di quale argomento parleremo: di gestione dei rifiuti o d’amore, di asili infantili o di armi di “distrazione” di massa, di software libero o di viabilità. L’importante è reimparare ad aprire la mente.

Spero di riuscire a buttare nell’acqua sassi che provochino molte onde e, così, sconvolgere un po’ la stagnazione.
Vi propongo, propongo ai giovani di cui sopra, di farlo insieme a me.
Smettiamo di delegare ad altri la soluzione dei nostri problemi, di aspettare che altri scelgano per noi. Ridiventiamo propositivi. Rimbocchiamoci le maniche del cervello e ricominciamo a pensare, dibattere, criticare, proporre.

Valerio

Budrio, 1 gennaio 2015

 

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One thought on “Chi, cosa e perché

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