DICHIARAZIONE COLLETTIVA DI OBIEZIONE DI COSCIENZA

Ovunque, in ogni momento della vita sociale, si tentano d’imporre come valori fondamentali e pregiudiziali, nella famiglia, nella scuola, nella fabbrica, negli uffici, nella organizzazione del così detto tempo libero, “ordine e autorità”. GLI STRUMENTI DI CUI SI SERVE IL SISTEMA PER IMPORRE IL CONSENSO AL REGIME DI SFRUTTAMENTOPer mantenere questo tipo di “ordine costituito” il potere si serve di una serie di strutture e strumenti che sono o apertamente violenti e repressivi (polizia, magistratura, ricatto sul lavoro, etc.) o che tendono a creare un consenso attraverso il condizionamento ideologico, e l’imposizione di modelli di comportamento funzionali alla logica del profitto (famiglia, scuola, chiesa, partiti, strumenti d’informazione, esercito, etc.).Così strutture economiche e politiche che sono presentate come necessarie e permanenti per l’organizzazione sociale, ci vengono proposte e imposte come se fossero “al di sopra delle parti”: sono invece utilizzate per la conservazione del sistema. L’ESERCITO E’ STRUMENTO FONDAMENTALEPer imporre all’uomo questa “civiltà” l’esercito è strumento fondamentale.NON SERVE PER LA DIFESA DELLA “PATRIA”

Infatti l’ipotesi d’impiego dell’esercito italiano per la così detta difesa dalle minacce esterne non è realistica per questi motivi:

1) la divisione del mondo in blocchi contrapposti e l’inserimento dell’Italia nella NATO fa sì che la difesa, ovvero la paternalistica protezione in funzione degli interessi delle grandi potenze economiche, dei paesi coperti dall’alleanza militare, sia affidata non già agli eserciti nazionali ma per intero alla macchina bellica della potenza guida ovvero per l’Italia agli Stati Uniti.

2) Gli eserciti tradizionali, le forze armate italiane, non sono preparate ad affrontare una guerra moderna: l’evolversi della tecnologia militare con il conseguente aumento vertiginoso del costo per armamenti, l’esigenza delle grosse industrie belliche di produrre continuamente materiale sempre più moderno e di possedere mercati ai quali imporre il surplus della produzione consente solo alle potenze guida il mantenimento di un esercito adeguato alle esigenze della guerra moderna.

SERVE PER LA REPRESSIONE

Per questi motivi agli eserciti tradizionali è affidato, nell’ambito delle alleanze militari-politico-economiche, il compito della conservazione dello status quo, dell’addestramento per un impiego in azioni di antiguerriglia: in questo senso l’esercito assolve compiti che è giusto definire di polizia.

E’ ADDESTRATO PER LA CONTROGUERRIGLIA, PER IL CONTROLLO POLITICO

L’esercito italiano dispone quindi di un moderno armamento anti insurrezionale (armi leggere, carri armati, aerei per l’attacco a bassa quota, elicotteri) di corpi speciali (parà, lagunari, battaglione S. Marco) e “armi” (carabinieri, P.S.) particolarmente addestrati alla controguerriglia (le “battute” ce si svolgono secondo i più moderni canoni di questo tipo di “guerra” in Sardegna alla caccia dei banditi che per queste ragioni vengono inventati o costruiti e servono proprio in questa prospettiva), di una struttura diffusa capillarmente nel territorio nazionale, con concentrazioni e caserme in particolare nelle grandi città e nelle fasce di sviluppo economico, di un enorme servizio di informazione e schedatura assolutamente incontrollato e incontrollabile (SIFAR ora SID), di grossi stanziamenti per le armi di terra e in particolare per i Carabinieri (306 miliardi per il ’72), ha così la possibilità di controllo su una grossa fetta della popolazione attiva (300 mila giovani ogni anno) che può almeno essere immobilizzata in caserma, completamente all’oscuro di quello che dovesse accadere al di fuori.

COME SACCA DI DISOCCUPAZIONE

Inoltre l’occupazione periodica e continua di una così larga parte della popolazione attiva fa sì che il servizio militare sia una valvola di sicurezza per il sistema, una sacca di disoccupazione. Se infatti questa massa di giovani non venisse arruolata andrebbe ad ingrossare le fila dei disoccupati e quindi aumenterebbe sensibilmente la pressione sociale, con conseguenze non trascurabili sulla stabilità del sistema stesso.

COME STRUMENTO DI CRUMIRAGGIO

Tra i compiti dell’esercito va ricordata la sua funzione antisciopero. Esso, sia per il numero che per la specializzazione degli uomini di cui dispone (servizio comunicazioni telefoniche e telegrafiche; genio ferrovieri; servizio sanitario; servizio trasporto pubblico) ha la possibilità di far funzionare con una certa regolarità importanti servizi sociali in occasione di scioperi generali, venendo così ad incidere negativamente sulla capacità contrattuale dei lavoratori, tra la più completa indifferenza dei sindacati.

Inoltre bisogna tenere presente la funzione “educativa” che l’esercito esplica nei confronti dei giovani di leva. Nei manuali in distribuzione alle reclute si parla di “formazione spirituale e psicologica”, ma questo in pratica si esprime con una totale negazione dei valori quali libertà, uguaglianza, giustizia sociale, cosa che conduce all’indifferenza, alla passività e alla rinuncia di ogni decisione personale.

ATTRAVERSO IL LAVAGGIO DEL CERVELLO PER EDUCARE ALLA OBBEDIENZA CIECA

Infatti sotto le armi non si parla di politica, non si può fare sciopero, è reato avanzare proteste collettive, le punizioni si scontano anche se ingiuste, non esiste libertà d’informazione e di religione, in sintesi non sono nemmeno rispettati moltissimi articoli della costituzione.

Così l’ambiente sotto la naja educa al qualunquismo, al rispetto dell’autorità superiore, qualunque essa sia: questo processo di spersonalizzazione si rivela come una vera…

PREPARA AD UBBIDIRE AI PADRONI

In questo modo i giovani, tornati alla vita civile, abituati al signorsì della caserma continueranno ad obbedire passivamente al “signor direttore”, al “signor capoufficio” al “signor preside” al “monsignor vescovo” etc. divenendo dei buoni servi del sistema.

Altro problema di grande portata sono le spese militari che nel corso di 5 anni hanno avuto un incremento di oltre 581 miliardi di lire, arrivando al bilancio previsto per il 1972 di 1.891 miliardi (circa il 15% del bilancio nazionale) al quale si dovrebbero aggiungere altre voci che non vi sono comprese, una delle quali quella riguardante il nostro contributo alla Nato, di cui si sa ben poco.

E’ UN FURTO AI DANNI DEL POPOLO

Questa notevolissima somma di denaro, oltre ad essere improduttiva per le masse popolari, che d’altra parte la sostengono sulla loro pelle, e che invece hanno bisogno di opere e servizi sociali non ancora assicurati, costituisce una occasione di sicuri guadagni per ristretti gruppi capitalistici.

VENGONO FORNITE ARMI AI PAESI FASCISTI E COLONIALISTI

L’industria militare italiana è caratterizzata soprattutto dal legame tecnologico con l’industria statunitense, e dalla vendita di armamenti a paesi con regime fascista quali il Portogallo, Sudafrica, Rhodesia, che se ne servono per stroncare i movimenti di liberazione nelle colonie. Esiste pertanto una chiara convergenza di interessi economici e politici tra il governo (unico acquirente nazionale della produzione bellica) e il capitalismo sia internazionale che nazionale.

Se ogni esercito, per sua natura e funzione storica, non può che essere scuola di assassinio, di obbedienza, di dimissioni morali e civili, strumento di oppressione di una classe su una società, causa di morte, massacri, repressione, noi non possiamo accettare di farne parte, di avallare con la nostra presenza i falsi valori, i miti che sostengono questa istituzione. In particolare non possiamo fornire alibi a coloro che da sempre affermano di volere la pace, ma preparano e sostengono eserciti sempre più micidiali e potenti.

IL METODO DI LOTTA NONVIOLENTO

L’obiezione di coscienza, impegnando gli individui in prima persona, diventa un metodo di lotta antialienante, che responsabilizza ed abitua ad una partecipazione attiva, indispensabile per la costruzione di una comunità autogestita. Siamo convinti infatti che la costruzione di una società diversa comporti l’impiego di metodi che siano omogenei al fine che ci proponiamo, cioè la liberazione dell’uomo dalle schiavitù. Il metodo del rifiuto, della non collaborazione, della disobbedienza civile, è, nell’attuale situazione politica, quello oggettivamente più efficace per combattere le strutture autoritarie.

L’UTOPIA RIFORMISTA DELLA “SINISTRA”

Ma in occasione di questa nostra scelta, di questa azione politica che sempre più numerosi stiamo portando avanti e promuovendo, dobbiamo precisare altri problemi che coinvolgono specificamente la situazione italiana, il nostro esercito, i nostri partiti, la nostra condizione di militanti, le forze democratiche e popolari non fanno, da un ventennio, che ripetere vanamente d’essere favorevoli all’utopia di un esercito democratico e repubblicano, alla sua riforma, senza ottenere altro che l’evidente rafforzamento del suo carattere autoritario, delle tentazioni e delle espressioni militariste, della “degenerazione” antipopolare del suo operato. Ben presto, di fronte alla cecità dell’attuale classe dirigente “democratica” le stesse gerarchie militari o i partiti che in parlamento esprimono l’ideologica militarista, forniranno proposte di miglioramento, di modernizzazione, anche “democratizzazione” delle forze armate perfettamente funzionali al ruolo che un esercito efficiente ha nella società.

LOTTA DI BASE PER UNA LEGGE CHE APRA NUOVI SPAZI DI INTERVENTO POLITICO

Non marginale è la volontà di imporre al Parlamento – che, ancora una volta sordo alle esigenze della società civile, non ha acquisito neppure quelle leggi che la socialdemocrazia, in tutto il mondo, da tempo ha fatto proprie – l’approvazione di una legge che effettivamente riconosca il diritto civile all’obiezione di coscienza. Il progetto che è stato approvato dal Senato e che solo la mobilitazione dei gruppi antimilitaristi ha impedito che venisse definitivamente acquisito dalla Camera, è una legge truffa, vergognosa per i partiti della sinistra che, con il loro silenzio, l’hanno sostanzialmente avallata, una legge che serve esclusivamente, per riconoscere e punire severamente il reato di obiezione di coscienza. L’obiettivo di una legge che riconosca per tutti e per ogni motivo l’obiezione di coscienza, che non preveda commissioni di accertamento, che sottragga alla giurisdizione militare l’obiettore che compie il servizio civile, che sancisca la detrazione delle spese del servizio civile dal bilancio della difesa, è quanto un antimilitarista, oggi, deve anche proporsi per l’acquisizione di strumenti che favoriscono la crescita del movimento e di nuovi spazi di intervento politico. Questo primo obiettivo potrà naturalmente essere raggiunto non con patteggiamenti di vertice, ma con una lotta di base, autogestita, portata avanti con strumenti libertari.

ALTRE FORME DI LOTTA ALL’ESERCITO

Ma anche altri modi e altre forme devono competere alla lotta antimilitarista: la proposta che con il nostro rifiuto di oggi facciamo a tutti i giovani che sono costretti ad avallare l’esistenza dell’esercito, non può e non vuole fermarsi al solo appoggio di quanto stiamo facendo e alla semplice testimonianza di una volontà politica.

Deve essere l’inizio di una mobilitazione popolare di sempre più numerosi compagni in tutte le forme attuabili contro una società che sempre più si sta militarizzando.

OBIEZIONE DI COSCIENZA DI MASSA COME PROPOSTA DI LOTTA ALLE STRUTTURE AUTORITARIE

Oggi siamo ancora in pochi, domani dobbiamo essere in molti ad obiettare all’esercito, a rifiutare il signorsì, per meglio combattere e rifiutare l’ordine e l’autorità che in ogni momento della vita i potenti vorrebbero imporci. Per il diritto alla felicità, alla possibilità di costruire una società fondata sull’uomo per l’uomo, senza sfruttati e sfruttatori.

Collettivo Abbaino

Giuseppe Amari, Valerio Minnella, Neno Negrini, Nando Paganoni, Mario Pizzola, Franco Suriano, Alberto Trevisan e Gianfranco Truddaiu.

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